Dal quotidiano “Alto Adige” del 20/07/2022

Ulrich Seitz con alcuni dei partecipanti del corso per caregivers appena concluso. 

Da anni le badanti straniere vivono in circa 400.000 famiglie in Italia. Secondo un’indagine dell’Associazione Alzheimer Alto Adige (ASAA), in Alto Adige ce ne sono circa 3.200. Essi garantiscono che le persone, per lo più anziane, possano rimanere il più a lungo possibile a domicilio. Di norma sono donne provenienti dai Paesi dell’Europa dell’Est, dall’Africa o dall’America Latina, che assistono soprattutto le famiglie altoatesine nella cura di un malato grave. Tuttavia, affinché si sviluppi un buon rapporto di fiducia tra chi assiste e chi è assistito, è fondamentale, secondo il presidente dell’ASAA Ulrich Seitz, che queste figure si avvicinino l’una all’altra. Per questo motivo da 5 anni organizziamo con grande successo i nostri corsi di qualificazione per familiari e persone di supporto. In questo contesto vengono affrontate soprattutto le conseguenze di una malattia di demenza e il riconoscimento dei bisogni delle persone colpite, principalmente da diversi punti di vista. Di recente, alcuni di loro hanno nuovamente completato a pieni voti le giornate di formazione intensiva e hanno perfezionato le loro conoscenze. È un’esperienza meravigliosa, anche per noi volontari che siamo coinvolti in modo significativo nell’attuazione dell’iniziativa descritta”, sottolinea Seitz. Imparare insieme le possibilità infermieristiche, le questioni relative all’alimentazione appropriata per i malati cronici, la terapia occupazionale, gli aspetti legali e assicurativi e molti altri argomenti in dettaglio è un arricchimento, anche per i 15 partecipanti al corso ASAA recentemente completato con 70 ore di istruzione.

Seitz sottolinea che trovare infermieri adatti è attualmente una sfida enorme. Dopo lo scoppio della pandemia Corona nel 2020, centinaia di forze efficienti hanno lasciato l’Alto Adige e non sono più tornate. Inoltre, Seitz affronta un altro tema di attualità: la questione se le donne ucraine rifugiate debbano o meno occupare posti di lavoro nell’assistenza qui da noi. Per molte famiglie, questo sembra ovvio a prima vista. A causa dell’impossibilità di trovare un numero sufficiente di persone formate per fornire assistenza a domicilio, ci sono già richieste da parte di persone bisognose che offrono alloggio ai rifugiati ucraini in cambio di servizi di assistenza. In questo contesto, tuttavia, è necessario chiarire con le autorità competenti se questi ucraini vogliono effettivamente rimanere nel Paese e lavorare nell’assistenza. In ogni caso, per questo compito avrebbero bisogno di una formazione adeguata. Le grandi sfide per le circa 10.500 famiglie altoatesine che devono assistere i parenti malati a casa rimangono immense.

Al momento, secondo Ulrich Seitz, i lunghi tempi di attesa per la concessione dell’assegno di cura, per le visite specialistiche e per le terapie ci creano molti problemi. Queste incertezze stanno logorando i nervi dei familiari come verifichiamo ogni giorno attraverso decine di telefonate al numero verde 800660561. L’Associazione Alzheimer Alto Adige non si stanca quindi di chiedere il piano demenze promesso dalla giunta provinciale nel 2016.